In tempi recenti il conclave, la riunione dei cardinali per eleggere il nuovo Pontefice, è diventata questione di giorni, a volte addirittura di ore. Non settimane, non mesi. L’elezione del Papa è avvenuta spesso rapidamente, sospinta dalla consapevolezza che il mondo cattolico, e non solo, aveva bisogno di una guida certa. Dal 1922 a oggi, ecco quanto sono durati i conclavi che hanno dato alla Chiesa gli ultimi sette papi: Pio XI, Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco.
Pio XI (1922)
Il conclave che portò all’elezione di Achille Ratti, arcivescovo di Milano, come Pio XI durò quattro giorni. Cominciò il 1º febbraio 1922 e si concluse il 6 febbraio, dopo quattordici scrutini. Fu un’elezione non scontata, in cui pesò la figura di Ratti come ponte tra conservatori e innovatori.
Pio XII (1939)
L’elezione di Eugenio Pacelli, Segretario di Stato di Pio XI, avvenne in modo fulmineo. Il conclave iniziò il 1º marzo 1939 e si concluse già il 2 marzo, dopo soli tre scrutini. Un record di velocità, favorito dall’altissimo prestigio internazionale di Pacelli alla vigilia della Seconda guerra mondiale.
Paolo VI (1963)
Dopo la morte di Giovanni XXIII, il conclave che portò all’elezione di Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano, come Paolo VI, si svolse dal 19 al 21 giugno 1963, durando due giorni e sei scrutini. Montini era considerato il naturale continuatore del Concilio Vaticano II, già aperto dal suo predecessore.
Giovanni Paolo I (1978)
Il conclave del 25-26 agosto 1978 fu uno dei più rapidi della storia recente. In meno di ventiquattro ore e quattro scrutini, i cardinali elessero Albino Luciani, patriarca di Venezia, che prese il nome di Giovanni Paolo I. Un Papa “di transizione” che però, con la sua mitezza, cambiò il volto stesso del papato, anche se per soli 33 giorni.
Giovanni Paolo II (1978)
Dopo l’improvvisa morte di Luciani, il secondo conclave del 1978 si aprì il 14 ottobre e si concluse il 16 ottobre, dopo otto scrutini. La scelta cadde su Karol Wojtyła, arcivescovo di Cracovia: il primo Papa non italiano dopo oltre 450 anni. Un conclave segnato dal bisogno di stabilità dopo lo shock.
Benedetto XVI (2005)
Alla morte di Giovanni Paolo II, i cardinali si riunirono il 18 aprile 2005. Il conclave durò pochissimo: si concluse già il 19 aprile, dopo quattro scrutini. Joseph Ratzinger, decano del Collegio cardinalizio, fu eletto rapidamente grazie al suo prestigio dottrinale e alla forte richiesta di continuità con il pontificato precedente. La fumata bianca si alzò dal comignolo della Cappella Sistina appena nel secondo giorno di votazioni.
(*Fonte: Peter Seewald, Benedetto XVI. Una vita, e La Civiltà Cattolica.)
Francesco (2013)
Otto anni dopo, alla rinuncia storica di Benedetto XVI, i cardinali si ritrovarono in conclave il 12 marzo 2013. Anche stavolta, il discernimento fu rapido: il 13 marzo, al quinto scrutinio, venne eletto Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, il primo Papa gesuita e il primo sudamericano della storia. Francesco si impose come figura capace di unire le diverse anime del Collegio cardinalizio, in un tempo in cui la Chiesa aveva bisogno di semplificare il linguaggio e aprire nuove strade.
Il Conclave più breve mai registrato durò appena dieci ore. Si svolse nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre 1503, subito dopo la morte di Pio III. In tempi record, i cardinali elessero Giulio II, nato Giuliano della Rovere (1443-1513), 216esimo papa della Chiesa cattolica. Figura tra le più celebri del Rinascimento, Giulio II fu il grande patrono di Michelangelo e Raffaello, l’iniziatore dei lavori della Basilica di San Pietro, il fondatore dei Musei Vaticani e della Guardia Svizzera. All’estremo opposto, il conclave più lungo della storia durò 2 anni e 9 mesi — pari a 1.006 giorni — e si svolse a Viterbo tra il 29 novembre 1268 e il 1º settembre 1271. Un periodo estenuante, segnato da ostacoli politici e da un’accesa lotta tra le diverse fazioni della Chiesa e i regnanti d’Europa. La situazione si sbloccò solo grazie all’intervento dell’imperatore Rodolfo I d’Asburgo, che favorì l’elezione di Tedaldo Visconti, poi divenuto Gregorio X. Fu proprio da questo interminabile conclave che nacquero riforme decisive: Gregorio X promulgò la Decretum de electione papae, imponendo che i cardinali venissero chiusi “cum clave”, chiusi a chiave, in un luogo isolato, privati di contatti esterni e sottoposti a condizioni di vita severe.
Durante il conclave di Viterbo, infatti, per sbloccare l’impasse, le autorità locali ridussero le razioni di cibo e rimossero il tetto del palazzo, lasciando i cardinali esposti alle intemperie.