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Rosario per il Papa, Makrickas: custodiamo vivo il ricordo di tutto il suo fecondo ministero


Questa sera il primo momento di preghiera da quando Bergoglio è stato sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Dalle ore 7 di domani si apriranno le porte per l’omaggio dei fedeli

Guglielmo Gallone – Città del Vaticano

È il sesto Rosario da quando Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre, ma è il primo dopo i funerali in San Pietro, il corteo funebre per le vie del centro di Roma e la sepoltura nella Basilica di Santa Maria Maggiore, la sua casa, scelta come luogo del riposo eterno. “Oggi lo abbiamo sentito più vicino, perché da questo pomeriggio è come se fosse qui con noi,” dicono i tantissimi fedeli stretti attorno all’icona della Salus Populi Romani e al ricordo vivo di Francesco rendono bene l’idea dell’atmosfera che si è respirata questa sera sul sagrato della Basilica liberiana.

L’introduzione del cardinale Makrickas

Il Rosario, iniziato alle 21 dal cuore di Roma, è stato introdotto dalla monizione del cardinale Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore di Santa Maria Maggiore: “Oggi con l’arrivo in Basilica si è compiuto l’ultimo viaggio del nostro amato Papa Francesco – ha detto – è passato per le vie di Roma e i numerosissimi fedeli hanno voluto rendere l’ultimo saluto ed esprimere tutto il loro affetto. Nel cuore custodiamo vivo il ricordo di tutto il suo fecondo ministero nella e per la Chiesa. La Chiesa che ha amato e servito fino al suo ultimo respiro. Da oggi riposa in questo santuario mariano, a lui tanto caro, sotto lo sguardo amorevole della Madre, qui venerata con il titolo di Salus Populi Romani. Ti preghiamo affinché la luce del Tuo Figlio Risorto gli doni il premio promesso ai servi fedeli. Aiuto dei cristiani intercedi per noi”.


Il Rosario a Santa Maria Maggiore   (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

La basilica liberiana, cuore di una storia senza fine

Sotto la carezza della sera, l’icona della Salus Populi Romani era posta al centro del sagrato, circondato da due maxischermi per i fedeli che, a differenza delle volte precedenti, erano radunati lungo tutta la piazza per seguire la preghiera guidata dal cardinale. La stessa icona davanti alla quale Papa Francesco si era inginocchiato 126 volte, affidando ogni viaggio, ogni speranza, ogni dolore, ha vegliato su di loro. E ha testimoniato ancora una volta come il centro del pontificato di Jorge Mario Bergoglio stia proprio in questo tempio sacro. Radicato nella storia, nella speranza, nella preghiera. Dal sogno di Papa Liberio al miracolo della nevicata nell’agosto del 358, dalla preghiera di Pio XII per porre fine alla Seconda Guerra mondiale a quella di Francesco per le vittime della pandemia Covid-19, dalla consacrazione come santuario mariano più antico dell’Occidente fino alla scelta di diversi Pontefici di esservi sepolti: Francesco sarà l’ottavo ed è bello pensare che sarà sepolto vicino a Onorio III, cioè il Papa che dette la regola bollata ai francescani.

La tomba di Papa Francesco non sarà nella Cappella Paolina, accanto all’icona attribuita a San Luca, perché “le persone devono pregare Cristo e la Vergine, non guardare la tomba”, come confidò Bergoglio al cardinale Makrickas, bensì nella navata laterale, tra la Cappella Paolina e la Cappella Sforza, perché “è una delle prime a essere state costruite”, ha detto sempre giorni fa il cardinale in un intervento alla stampa, e così sarà “posizionata proprio accanto all’altare di San Francesco”. Sempre nella stessa occasione, l’arciprete coadiutore della Basilica aveva annunciato un gesto carico di significato: domenica alle 17 tutto il Collegio cardinalizio si recherà in pellegrinaggio alla tomba di Papa Francesco per recitare i Secondi Vespri della Domenica della Misericordia. Non era previsto nel calendario ufficiale, ha spiegato il cardinale, ma è nato spontaneamente, in segno di affetto e gratitudine.

Fedeli riuniti fuori dalla Basilica per la preghiera mariana

Fedeli riuniti fuori dalla Basilica per la preghiera mariana   (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

Costruire ponti, non muri

La stessa che questa sera è stata manifestata dai tantissimi fedeli presenti. Il sagrato era popolato da volti di ogni età e provenienza. Molti erano adolescenti, giunti a Roma per il Giubileo loro dedicato del 25-27 aprile. C’erano poi famiglie, bambini, anziani, suore e sacerdoti. I canti e le preghiere si mescolavano al respiro della città, come un abbraccio corale che superava ogni confine e barriera linguistica. C’era un giovane musulmano con un lungo abito bianco e il fez in testa. Una signora con le buste della spesa passava davanti alla piazza e ha lanciato dei baci verso il sagrato. Qualcuno si è fermato persino in macchina, altri si sono affacciati alle finestre. Tantissimi hanno immortalato con i telefoni la bellezza e l’unicità del centro dell’Urbe. C’erano anche due senzatetto, vicino al maxischermo e appoggiati alle transenne: non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione, ma hanno detto di aver pregato. In quei gesti, semplici e potenti, è rivissuto il messaggio che Francesco ha affidato al mondo nel corso dei suoi dodici anni di pontificato: “Costruire ponti, non muri”.

Un inno di luce nella notte romana

La recita del Rosario si è conclusa con il canto solenne del Salve Regina, seguito dalle Litanie Lauretane e dalla preghiera di affidamento alla Madre di Dio. Poi, nel buio che è sceso su Roma, il canto del Regina Coeli ha avvolto la Basilica. È nato quindi un applauso spontaneo sfociato nel grido “Viva Francesco”. Da domani, dalle 7 sino alle 19, con ultimo ingresso alle ore 18.30, pellegrini e fedeli potranno entrare nella Basilica di Santa Maria Maggiore per rendere omaggio e pregare di fronte alla tomba del Papa argentino.



Dal sito Vatican News

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