L’annuncio del cardinale Makrickas, arciprete coadiutore della Basilica liberiana, ha profondamente commosso l’intera comunità di Cogorno, piccolo borgo affacciato sul mare, dove affondano le radici della famiglia di Francesco. Da lì viene l’ardesia, una pietra “del popolo”, calda e versatile, capace di armonizzarsi con ogni materiale, spesso usata per tracciare sentieri: un simbolo che sembra riflettere i tratti del suo pontificato. “Un’ultima sorpresa, come nel suo stile”, commentano i parenti
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
L’ardesia di Lavagna, nera come l’inchiostro dei ricordi, nasce dalle cave che sormontano il golfo del Tigullio, nel Levante ligure, tra Sestri Levante e la Val Fontanabuona. Dura, coriacea, ma capace di sciogliersi sotto le mani esperte di chi la estrae, gli “spacchini”. Proprio come l’animo dei liguri: spigoloso all’esterno, ma incline a cedere all’emozione. E si sono sciolti davvero i cuori all’annuncio della Sala Stampa della Santa Sede: la tomba di Papa Francesco è stata realizzata con materiali di provenienza ligure, con la sola iscrizione “Franciscus” e la riproduzione della sua croce pettorale. Preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della basilica liberiana, la tomba è situata nei pressi dell’Altare di San Francesco. Un dettaglio già anticipato dal cardinale Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore di Santa Maria Maggiore, in un intervento in tv: Papa Francesco ha espresso il desiderio di essere sepolto in una tomba realizzata con “la pietra ligure, che è la terra dei suoi nonni”.
Da Cogorno a Buenos Aires
“Sapevamo delle sue origini”, confessa Enrica Sommariva, vicesindaca di Cogorno, borgo che affaccia sul mare di Lavagna con vista sul promontorio di Portofino. Comune sparso da poco più di 5mila abitanti, da dove si snoda il filo di una storia che unisce il Pontefice al suo desiderio ultimo. Nel Tigullio nasce infatti, il 20 gennaio 1850, Vincenzo Girolamo Sivori. Partito alla volta di Buenos Aires, muore giovane, nel 1882, ma in tempo per conoscere la nipote Regina Maria Sivori, madre di Bergoglio. Di Sivori resta una targa – ovviamente in ardesia – apposta su una tipica casa color pastello, gialla, vicina alla chiesa parrocchiale di San Lorenzo, patrono di Cogorno.
“Un grande regalo. Un’ultima sorpresa”
Ciò che colpisce è come il Papa abbia spesso celato il suo legame con la Liguria. “Ci eravamo detti: ‘Pazienza, porteremo anche solo un granello della nostra terra’. E poi, questa notizia…”. La voce di Sommariva è ancora tremante, l’emozione fresca e vibrante come il profumo della salsedine. Galeotta, nella scoperta delle origini liguri del Papa, è una dote di nozze tra Vincenzo Sivori e Caterina Sturla, i bisnonni di Francesco. Una telefonata da Buenos Aires, un albero genealogico inviato via email, e la sorpresa: Angela Sivori, ancora oggi residente a Cogorno, scopre di essere cugina del Pontefice. A raccontarlo è la figlia, Cristina Cogorno: “Ci ha fatto un grande regalo. Un’ultima sorpresa. Ha detto di voler riposare nella pietra dei suoi nonni. È una cosa bellissima”.
“Finalmente conosco i Sivori!”
Le motivazioni del Papa restano intime, silenziose. Durante il pontificato, mai aveva manifestato così apertamente questo legame con la Liguria. Le sue visite agli avi si erano svolte in Piemonte. Ma due momenti, due lievi tocchi di vita, potrebbero aver lasciato un segno. Il primo, a Genova, nel maggio 2017. “Mia madre aveva 87 anni”, ricorda Cristina. “Fino all’ultimo non sapevamo se l’avremmo incontrato. Poi, tre giorni prima, ci hanno chiamati dal Vaticano. Ci siamo messi in fila, sette di noi. E lui ci ha accolti come un cugino venuto proprio dalla ‘fine del mondo'”. Stringe le mani, sorride, “finalmente conosco i Sivori!” esclama Francesco.
Le ardesie donate a Francesco
Il secondo momento si svela tra le note di una banda: era il 2015, la Società Filarmonica di Sestri Levante viene a suonare all’udienza generale del 18 marzo 2015, pochi giorni dopo il secondo anniversario di pontificato del Papa. Tra i presenti, anche il presidente Francesco Gardella. La Filarmonica aveva già suonato per Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma l’emozione è una di quelle a cui non ci si può abituare. “Un’esperienza meravigliosa, quando è passato ci ha fatto un bellissimo saluto, mi viene ancora la pelle d’oca”, ricorda. Dal Tigullio, una delegazione che comprende diverse autorità politiche locali non si presenta a mani vuote. L’assessore di Cogorno Franca Raffo si fa portatrice di un dono condiviso: un bassorilievo in ardesia, con la chiesa di San Lorenzo, una portatrice di pietra e uno spacchino. Francesco lo riceve in silenzio, ma il gesto lascia il segno. Ora, quel legame taciuto si fa eterno.
“La pietra del popolo”
C’è una strana, profonda corrispondenza tra l’ardesia e l’anima di Papa Francesco. Basta ascoltarne la storia, osservarne la materia, seguirne le tracce. E all’improvviso, le analogie si fanno chiare. A tracciarle è Franca Garbarino, presidente del Distretto dell’Ardesia, che raccoglie diciotto cave e dodici aziende sparse sulle alture liguri. «Non si tratta di una pietra nobile”, racconta. “È sempre stata la pietra del popolo”. Umile, resistente, essenziale. Proprio come lui, il Pontefice, sempre vicino agli ultimi. Un materiale che non si impone, ma accompagna. Lastricava i sentieri, quelli raccontati nei versi di Montale. “È una pietra calda”, aggiunge Garbarino. “Se tocchi il marmo, senti il gelo. L’ardesia, invece, restituisce calore”. Come una carezza, come una presenza che consola. Il Papa della tenerezza, che non ha avuto paura di chinarsi. E poi c’è il colore. Nero, profondo. Ma mai cupo. «Si abbina con qualsiasi altro materiale”, sottolinea Garbarino. L’ardesia non esclude, si adatta. Come il Pontefice, capace di parlare con tutti. Di dialogare con credenti e non, con culture distanti, con chi è in cerca e chi ha perso la strada. Il Distretto ha già dato la sua disponibilità: creare le lastre che accompagneranno Francesco nel suo riposo eterno, o magari certificarne l’autenticità.
Il colpo di scena del Papa
Cogorno, già toccata da due pontefici – Innocenzo IV e Adriano V, zio e nipote della dinastia Fieschi, famiglia locale – accoglie idealmente anche Francesco. Il paese dei “tre Papi”, avvolto nel profumo del mare e nell’eco della pietra, si prepara a custodire per sempre un frammento di cuore, un granello di radice tenuto nascosto e poi rivelato. Un colpo di scena, l’ultimo. Come quelli con cui Papa Francesco ha accompagnato il mondo fino alla fine del suo cammino terreno.