Il Patriarca di Gerusalemme invita alla riflessione sulla celebrazione della Pasqua 2025 nello stesso giorno per i cristiani di Oriente e di Occidente, sollecitando a camminare insieme anche per raggiungere la sicurezza in Terra Santa. “Sono state gettate fondamenta solide; tuttavia rimane ancora altro da fare. Proseguiamo in questo lavoro, fiduciosi nella Provvidenza di Dio e rinnovati nella indomita speranza che ci viene data nel Sepolcro vuoto”
Theophilos III, Patriarca di Gerusalemme
Quest’anno i cristiani di Oriente e di Occidente celebrano la Pasqua lo stesso giorno. Non rivedremo questo allineamento per quasi un decennio, pertanto è importante che riflettiamo sulla sua importanza, specialmente per i cristiani in Terra Santa.
Quest’anno ricorre anche il 1700° anniversario del Grande Concilio di Nicea del 325 dell’era comune, quando la base della nostra fede condivisa fu articolata nel Credo promulgato da quel Concilio.
Di fatto, noi cristiani di Oriente e di Occidente in Terra Santa, in questo anno di gioiose celebrazioni comprendiamo di condividere quattro aspetti comuni alle nostre vite.
Condividiamo la data comune della Pasqua. Ciò è di fondamentale importanza per la testimonianza della Chiesa, affinché tutti possano celebrare insieme e altri possano vedere, nella nostra celebrazione della festa delle feste, la nostra salvezza comune e il nostro destino umano comune. Siamo impegnati nel cammino per stabilire ogni anno una data comune per la Pasqua, di modo da poter osservare sempre insieme questa grande solennità.
Condividiamo una fede comune nel Credo Niceno. Sebbene nel corso dei secoli vi siano state alcune modifiche al Credo, non possiamo dimenticare che nella sua essenza il Credo Niceno unisce tutti coloro che credono nella Trinità e nell’Incarnazione del Logos Eterno di Dio. Restiamo impegnati nel nostro dialogo teologico comune affinché possiamo superare quelle divergenze che ancora di dividono nella nostra piena professione di fede insieme.
Condividiamo il cammino verso il Calice comune, un cammino verso la piena amicizia eucaristica, quando finalmente potremo partecipare insieme ai Sacri Misteri santi e donatori di vita del Corpo e del Sangue di Cristo. La nostra unità è la preghiera di Cristo la sera prima di soffrire per noi, e rimaniamo impegnati nel pellegrinaggio ecumenico che ci unirà nella celebrazione dei Misteri Divini.
Soprattutto, come Capi delle nostre rispettive Chiese, condividiamo una voce comune per la pace. Siamo profondamente preoccupati per gli sviluppi nella nostra regione, in Siria, Libano e Gaza, e abbiamo chiesto la fine di ogni violenza e ostilità, la fornitura immediata e senza ostacoli di aiuti umanitari e il rilascio di tutti i prigionieri.
In Terra Santa non siamo indolenti nel lavorare verso questo futuro. Siamo vincolati dall’obbedienza al desiderio di nostro Signore perché la Chiesa sia una cosa sola, e confidiamo nella Provvidenza di Dio. Negli ultimi anni abbiamo constatato un vero e significativo riavvicinamento nella nostra vita. Abbiamo trovato una fiducia reciproca e un’intesa rilevanti mentre lavoravamo insieme al più importante restauro nella storia della chiesa del Santo Sepolcro. Ciò non sarebbe stato possibile senza la sincera volontà di mettere da parte le divergenze e i malintesi del passato per il bene più grande.
In quello stesso spirito di collaborazione e di responsabilità, stiamo lavorando insieme per preparare il restauro della Sacra Grotta della Basilica della Natività di Betlemme, e siamo fiduciosi che avremo lo stesso successo.
Siamo stati chiari sul fatto che l’unica via sicura per procedere verso l’unità della Chiesa, come anche per la pace e la sicurezza nella nostra regione, è il dialogo. Abbiamo mostrato a noi stessi, nel nostro lavoro comune in Terra Santa, che il dialogo autentico raggiunge i suoi obiettivi. Qui a Gerusalemme i Capi delle Chiese, come anche le loro rispettive comunità, lavorano insieme e condividono le preoccupazioni. Siamo capaci di trovare un modo di collaborare in maniera significativa sia nella nostra diakonia dei Luoghi Santi sia nella supervisione pastorale delle nostre comunità. Nella nostra stessa esistenza di presenza cristiana in Medio Oriente siamo giunti a comprendere la verità delle parole di san Paolo: “Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui” (1 Cor 12, 26).
Poiché i cristiani di Oriente e di Occidente quest’anno celebrano la solennità della resurrezione di nostro Signore lo stesso giorno, rendiamo grazie a Dio Onnipotente per i progressi compiuti nel rispetto e nella comprensione reciproci esistenti tra le nostre Chiese in Terra Santa e ci impegniamo nuovamente a svolgere il lavoro che abbiamo ancora davanti. Sono state gettate fondamenta solide; tuttavia rimane ancora altro da fare. Proseguiamo in questo lavoro, fiduciosi nella Provvidenza di Dio e rinnovati nella indomita speranza che ci viene data nel Sepolcro vuoto.
Possa la luce che emana dal Sepolcro santo e donatore di vita di nostro Signore Gesù Cristo illuminare i nostri cuori e le nostre menti e rafforzarci nella nostra missione donata da Dio.