Nel testo dell’Angelus diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede, il Papa, nella domenica delle Palme, ringrazia i fedeli per le preghiere per la sua salute e ne chiede per le vittime delle guerre, della povertà dei disastri naturali, con il pensiero anche a chi ha perso la vita nell’incidente di Santo Domingo. Nuovo appello per la pace in Ucraina, in Palestina, Israele, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Sud Sudan
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Il Vangelo della Domenica delle Palme racconta Gesù che cammina verso la croce, “con i sentimenti e il cuore di un bambino”, fragile come uomo, forte nell’abbandonarsi al Padre: sono questi i sentimenti che i credenti devono fare propri. Nell’Angelus della domenica che apre alla Settimana Santa, Francesco, nel testo preparato e diffuso come nelle ultime settimane, invita i fedeli a far sì che di fronte ai “dolori fisici e morali”, sia la fede ad aiutare “a non cedere alla disperazione, non chiuderci nell’amarezza, ma ad affrontarli sentendoci avvolti, come Gesù, dall’abbraccio provvidente e misericordioso del Padre”.
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Sorelle e fratelli, vi ringrazio tanto per le vostre preghiere. In questo momento di debolezza fisica mi aiutano a sentire ancora di più la vicinanza, la compassione e la tenerezza di Dio. Anch’io prego per voi, e vi chiedo di affidare con me al Signore tutti i sofferenti, specialmente chi è colpito dalla guerra, dalla povertà o dai disastri naturali.
Le preghiere per le vittime di Santo Domingo
E il pensiero di Francesco corre anche alle vittime di drammatici incidenti, come quello avvenuto a Santo Domingo, l’8 aprile scorso, dove il crollo del tetto di una discoteca ha provocato 225 morti e 189 feriti, secondo un bilancio ritenuto dalle autorità definitivo. E ora le ricerche hanno lasciato il posto al penoso compito di restituire i corpi alle famiglie.
In particolare, Dio accolga nella sua pace le vittime del crollo di un locale a Santo Domingo, e conforti i loro familiari
Si apra al dialogo in Sudan
Il Papa guarda al sacrificio degli innocenti che soffrono per la violenza, che pagano con la loro vita il tributo ai conflitti, che siano lontani nel tempo ma anche attuali, come quello in Sudan, di cui tra due giorni, il 15 aprile, ricorre il secondo anniversario, “con migliaia di morti e milioni di famiglie costrette ad abbandonare le proprie case”.
La sofferenza dei bambini, delle donne e delle persone vulnerabili grida al cielo e ci implora di agire. Rinnovo il mio appello alle parti coinvolte, affinché pongano fine alle violenze e intraprendano percorsi di dialogo, e alla Comunità internazionale, perché non manchino gli aiuti essenziali alle popolazioni. E ricordiamo anche il Libano, dove cinquant’anni fa cominciò la tragica guerra civile: con l’aiuto di Dio possa vivere in pace e prosperità.
La pace scenda sui Paesi in guerra
E la pace, conclude il Pontefice, affidata alla grazia della Vergine, scenda anche su tanti altri luoghi del pianeta afflitti da sanguinosi scontri come nella “martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Sud Sudan”.