I dazi varati dagli Stati Uniti nei confronti dei prodotti europei rischiano di tradursi in una stangata miliardaria per le famiglie italiane. A lanciare l’allarme è il Codacons, che ha stimato un incremento della spesa annua fino a 4,2 miliardi di euro, qualora le misure protezionistiche avessero ripercussioni dirette sui prezzi al dettaglio e sull’inflazione.
Le proiezioni dell’associazione dei consumatori si basano su uno scenario a regime, in cui le minori esportazioni verso gli Usa — non compensate da nuovi sbocchi commerciali in Paesi terzi — costringerebbero le aziende italiane ed europee a rialzare i prezzi sul mercato interno per contenere le perdite. «Alcuni settori, come il lusso, risentiranno meno dei dazi per via della bassa elasticità della domanda, ma comparti strategici come l’automotive e l’alimentare subiranno un colpo durissimo», spiega il Codacons.
L’effetto domino potrebbe portare a un aumento generale dei prezzi, con un impatto sull’inflazione italiana stimato tra il +0,3% e il +0,5%. In termini concreti, significa un incremento della spesa annuale pari, rispettivamente, a 2,55 e 4,23 miliardi di euro. Il settore alimentare è tra i più esposti, visto il peso delle esportazioni agroalimentari verso gli Stati Uniti: un aumento dei prezzi al dettaglio di cibi e bevande anche solo dell’1% si tradurrebbe in un aggravio di spesa pari a 1,62 miliardi per le famiglie italiane.
Ma non è tutto. Secondo il Codacons, un’eventuale impennata dell’inflazione nell’area euro potrebbe spingere la Banca Centrale Europea a rialzare i tassi d’interesse. Uno scenario che andrebbe a colpire anche chi ha contratto mutui a tasso variabile, aggravando ulteriormente il bilancio familiare. In definitiva, il rischio è che lo scontro commerciale Usa-Ue si trasformi in una nuova zavorra per l’economia italiana, già messa alla prova da anni di crisi e rincari.