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«Francesco è un Papa caparbio, che ha saputo entrare nel cuore della gente»



Monsignor Camillo Cibotti.

Non ha mai smesso di lavorare papa Francesco, anche durante la degenza: lo scorso 24 febbraio, quando era ricoverato già da 10 giorni, ha nominato vescovo della diocesi di Trivento monsignor Camillo Cibotti, attuale vescovo di Isernia-Venafro, unendo le due sedi in persona Episcopi. Nato il 28 ottobre 1954 a Casalbordino, nell’arcidiocesi metropolitana di Chieti-Vasto, monsignor Cibotti è vescovo della diocesi molisana da 10 anni, è presidente Ceam – la conferenza episcopale abruzzese e molisana – e delegato per i problemi giuridici, la liturgia e il Sovvenire.

La sua è stata una delle ultime nomine fatte dal Papa, durante il ricovero. Che sentimenti prova?

«Prima di tutto, provo un sentimento di profonda riconoscenza, perchè ho avuto modo di constatare come, nonostante questa fase così delicata della sua salute, papa Francesco non ha abbandonato uno dei suoi doveri principali, cioè la nomina dei vescovi nelle sedi vacanti»

La decisione di accorpare due diocesi va nella direzione più volte indicata da questo Papa. In concreto, che cosa significa?

«Ci sono occasioni in cui due diocesi possono camminare insieme. Accorparle, da un punto di vista formale, è un modo per salvaguardare le singole identità: nella persona del vescovo, viene garantita la peculiarità di ogni realtà, diventano diocesi “sorelle” e condividono un itinerario, un progetto pastorale, attraverso la collaborazione fraterna dei due presbiteri».

Dal suo appartamento al Gemelli, dove è ricoverato ormai da oltre due settimane, papa Francesco offre una testimonianza di fragilità, ma anche di forza, perché continua a lavorare, e di coraggio…

«Sì, assolutamente. Sono stupito, meravigliato e ammirato da questa forza. Già con san Giovanni Paolo II siamo stati abituati a vedere la fragilità del Papa, mi ricordo quando si affacciò dalla finestra per salutare i fedeli e non riuscì a parlare. Ora, sappiamo che al Gemelli c’è un Pontefice che non disdegna di mostrarsi con la sua debolezza, ma anche con la caparbietà nel vincere la fragilità del corpo, che non può essere un impedimento per questo animo così attento e teso a non abbandonare le proprie responsabilità, ovvero il timone della barca di Pietro».

Da suo punto di vista privilegiato di pastore di due diocesi, che sentimenti vede nei fedeli verso questo papa in questo momento?

«Assisto a una partecipazione commovente, c’è un’attenzione profonda a tutte le notizie che riguardano la salute del Papa. L’altro giorno, ad esempio, mi sono fermato in autogrill: i clienti di quel bar, persone a me sconosciute, vedendo che ero vestito da vescovo, mi hanno chiesto come stava il Papa. Ciò dimostra che davvero Francesco è nel cuore della gente e del popolo, tutti sono attenti e premurosi nei suoi confronti, per ognuno di noi è il parroco di tutti, ci preoccupiamo perché non sapremmo fare a meno di lui. Ovviamente, anche il mio popolo prega in ogni occasione…».

Nelle sue diocesi si sta organizzando qualcosa?

«Certo. Si svolgono recite del rosario e veglie nelle singole parrocchie. Ho raccomandato ai parroci di creare diversi momenti di preghiera, per coinvolgere il maggior numero di persone».

Infine, ci racconta un suo ricordo personale con papa Francesco?

«Pochissimi giorni dopo la mia ordinazione episcopale e il mio ingresso in diocesi, a inizio luglio 2014, papa Francesco venne in visita pastorale in Molise. Vescovi e sacerdoti mi prendevano in giro, sostenendo che fossi stato introdotto nella mia nuova Chiesa niente poco di meno che dal Papa in persona… alla fine, quando mi ritrovai da solo a parlare con lui, gli confidai che in quei giorni stavo imparando a essere vescovo, perché ero da meno di una settimana in diocesi. Si mise a sorridere e pensavo si dimenticasse di questo aneddoto. L’anno dopo, andai in pellegrinaggio a Roma con tremila fedeli. Quando mi avvicinai al Papa per salutarlo, mi chiese: “Allora, hai imparato a fare il vescovo?”. Rimasi sorpreso che ricordasse il nostro colloquio: ha una memoria meravigliosamente viva. E poi ricordo il suo sguardo indimenticabile, quando ti fissa e coglie nel profondo il tuo animo. È davvero sorprendente».





Dal sito Famiglia Cristiana

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