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Dietro a ogni dolore c’è un po’ di speranza da donare agli altri. Eleonora Giorgi ce lo insegna

di Catena Fiorello

Scrivo questo articolo con un magone incredibile, e stranamente anche con il sorriso sulle labbra. Un ossimoro, verrebbe da dire, eppure, questa alternanza di sentimenti non mi appare strana se la protagonista della storia si chiama Eleonora Giorgi. Chi sia lei inutile ricordarlo, il suo curriculum è talmente vasto e conosciuto che ogni parola risulterebbe superflua. Sono molti gli artisti che amiamo e che suscitano in noi ricordi ed emozioni belle, ma taluni più di altri sono capaci di lasciare il segno. È proprio il caso dell’amata attrice Giorgi. Dei suoi film chi non ricorda titoli come “Borotalco”, “Mani di velluto”, “Mia moglie è una strega”, “Compagni di scuola”, capaci di costruirle addosso un’immagine ben precisa, sia della donna che dell’artista, ovvero, la cifra che ce l’ha fatta amare: la leggerezza. Ma se di leggerezza bisogna parlare, che si chiarisca sin da subito che quest’ultima assume nel caso specifico le connotazioni tipiche cui faceva riferimento Calvino nelle “Lezioni americane”. Egli raccomandava di usarla in letteratura per cercare di smussare la pesantezza di un mondo già carico di tragedie proprie, e appesantito da contorni spesso opachi. Elevarsi, dunque, per cercare la leggiadria insita anche nelle vicende più angoscianti, e mai sporcandosi del peccato di approssimazione. Per fare degli esempi, lo stesso autore indicava alcune opere letterarie assurte a paradigmi perfetti dell’idea di leggerezza, eppure lungi dal risultare didascaliche o improprie. Si trattava di grandi opere come: Don Chisciotte della Mancia, le Metamorfosi di Ovidio, Cyrano de Bergerac. Citava, inoltre, in quelle preziose “Lezioni americane” i versi di Guido Cavalcanti, di Eugenio Montale, di Dante Alighieri. In alcuni di questi testi la leggerezza si fa quasi umorismo, laddove il sorriso non lascia mai indifferenza fine a sé stessa. Verrebbe da dire che la comune sorte umana, con i suoi momenti talvolta comici, altri drammatici, ci riconsegna un’idea di uomo fragile e al tempo stesso epica. Siamo noi, con le nostre grandezze e miserie, paure e momenti di assurda arroganza. Eppure, siamo noi anche in quegli errori che ci rendono giustificabili a prescindere. Ma il meglio di questa natura viene fuori quando riusciamo a usare l’arma dell’ironia, cercando di ridurre il carico di tristezze e paure. Ed è questo che mi viene da pensare se accosto i contenuti delle ultime interviste di Eleonora Giorgi ai concetti appena trattati. Dietro a ogni nostro dolore c’è sempre un po’ di speranza che possiamo donare agli altri. E la Giorgi ha fatto esattamente questo, nel momento in cui, colpita da una tragedia personale resa pubblica nel novembre del 2023, ha cercato di raccontarsi con sublime leggerezza. Scrissi mesi fa di un’altra donna con un percorso simile, Bianca Balti. E come non restare ammaliati da tanta grazia? Nel momento in cui si è consapevoli di una sentenza di tale portata, viene spontaneo perdere lucidità, chiudersi in sé stessi, perdere la bussola e consegnarsi al caos. Da quel punto, ogni certezza perde la sua reale misura. Che ne sarà di me? Sono pronto, pronta, ad affrontare una guerra con il male? Nessuno lo è. Ma nel caso di Eleonora, di Bianca, e di tanti altri che malgrado la loro malattia continuano a sorridere e vivere con pienezza di emozioni, ogni paura è il mezzo per superare i limiti da essa imposti. E si cerca un dialogo con i terzi per ricambiare quanto avuto. Eleonora sembra dirci “Non vi abbandono nemmeno adesso. Anche in un limbo di timori e prove fisiche insopportabili, cerco di stare con voi più che posso, per assorbire le vostre energie positive”. Ogni volta che compare in pubblico il suo sguardo ci comunica gratitudine. Fino all’ultima intervista di giorni fa al Corriere della sera. Le parole del suo secondogenito Paolo, a Forum, rivolte a Barbara Palombelli e al pubblico che seguiva la puntata, volevano essere un inno al nostro bene, per tutto l’affetto che da noi ha ricevuto. Ora siamo noi a ringraziare Eleonora per la sincerità con cui ha condiviso i momenti più bui, augurandole tanta serenità. Persone come lei rendono migliore il mondo.   

Foto di copertina Ansa





Dal sito Famiglia Cristiana

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