di Michele Bertollo
L’arte di Yoko Ono è sempre stata una sfida aperta al mondo. Una provocazione che non si esaurisce nel gesto, ma invita alla riflessione, alla partecipazione, alla trasformazione. Brucia questo libro dopo averlo letto di Francesca Alfano Miglietti (FAM) e Daniele Miglietti (Shake Edizioni) è un tributo appassionato e approfondito alla carriera e al pensiero dell’artista giapponese, una figura che ha ridefinito il senso stesso dell’arte nel XX e XXI secolo. Il titolo suggerisce un gesto radicale, ma il suo significato si svela solo leggendo: questo libro non si distrugge, ma si assimila, si interiorizza, perché il messaggio di Yoko Ono è di quelli che non si dimenticano.
Francesca Alfano Miglietti, critica d’arte e curatrice da sempre attenta alle forme di espressione più sperimentali, affiancata da Daniele Miglietti, offre un ritratto sfaccettato e rigoroso di un’artista troppo spesso fraintesa. Il volume non si limita a raccontare la sua biografia, ma ne esplora il pensiero, l’influenza culturale e il valore rivoluzionario delle sue opere. Yoko Ono emerge come un’artista che ha saputo coniugare minimalismo e concettualismo, poesia e attivismo, costruendo un linguaggio unico nel suo genere, capace di scuotere le coscienze senza mai rinunciare alla delicatezza e alla profondità del messaggio.
Un’arte senza confini
Uno degli aspetti più affascinanti del libro è il modo in cui gli autori ricostruiscono la parabola artistica di Yoko Ono, sottolineandone l’originalità e la portata innovativa. A differenza di molti artisti che cercano di lasciare un segno attraverso la materialità dell’opera, Ono ha sempre privilegiato l’intangibile, il processo creativo, il concetto più che il manufatto. L’arte, per lei, è una questione di relazione, di esperienza condivisa, di invito all’azione. Da questo punto di vista, la sua adesione al movimento Fluxus è stata una scelta naturale: il gruppo fondato da George Maciunas mirava a cancellare le barriere tra arte e vita, promuovendo un’estetica della partecipazione e dell’evento effimero.
Il libro ripercorre con attenzione le sue prime esperienze artistiche, evidenziando come Ono abbia sempre rifiutato le categorie prestabilite. La sua produzione è fatta di instruction pieces, brevi testi poetici che suggeriscono azioni semplici e apparentemente banali, ma che, se eseguite, rivelano una profondità emotiva e filosofica straordinaria. Opere come Painting to Be Stepped On (1960), in cui il pubblico è invitato a calpestare un dipinto, o Cut Piece (1964), performance in cui gli spettatori sono liberi di tagliare i suoi vestiti fino a lasciarla nuda, ribaltano il rapporto tra artista e fruitore, spostando l’attenzione dalla creazione all’esperienza.
Gli autori dedicano pagine importanti anche al suo impegno per la pace, che si è espresso attraverso azioni e installazioni dal forte impatto visivo e concettuale. Tra queste, spiccano il celebre Bed-In con John Lennon, un’icona della protesta non violenta contro la guerra in Vietnam, e la Imagine Peace Tower, una colonna di luce eretta in Islanda per ricordare il messaggio pacifista della coppia. Yoko Ono non ha mai smesso di usare la sua arte per promuovere un mondo migliore, trasformando spazi pubblici e media in strumenti di sensibilizzazione e mobilitazione.
Un’artista oltre i pregiudizi
Uno dei meriti principali del libro è quello di smontare i pregiudizi e le semplificazioni che hanno accompagnato la figura di Yoko Ono nel corso dei decenni. Troppo spesso ridotta al ruolo di “moglie di John Lennon”, accusata ingiustamente di aver causato la fine dei Beatles, la sua figura è stata a lungo vittima di una narrazione sessista e superficiale. Brucia questo libro dopo averlo letto restituisce giustizia a un’artista che ha avuto una carriera autonoma e brillante ben prima e ben oltre il suo legame con Lennon. Il libro ricorda che, quando i due si conobbero nel 1966, Ono era già un nome affermato nell’ambiente dell’arte d’avanguardia, con alle spalle collaborazioni con John Cage, George Maciunas e La Monte Young.
Gli autori analizzano con precisione anche il rapporto tra Yoko Ono e il femminismo. La sua opera è attraversata da una profonda consapevolezza della condizione femminile e del ruolo dell’arte nella lotta per l’uguaglianza. Performance come Cut Piece o My Mommy Was Beautiful (2004) affrontano in modo diretto e coraggioso temi come la violenza di genere, la sessualizzazione del corpo femminile e la maternità. Il libro evidenzia come la sua arte non sia mai stata un semplice esercizio estetico, ma sempre un atto politico, una forma di resistenza e di rivendicazione.
Una scrittura che riflette l’energia di Yoko Ono
Dal punto di vista stilistico, Brucia questo libro dopo averlo letto è un testo coinvolgente e appassionato. La scrittura di Francesca Alfano Miglietti riesce a trasmettere l’intensità e la vitalità dell’opera di Yoko Ono senza scadere nell’agiografia. Il tono è al tempo stesso analitico e poetico, con passaggi che sembrano rispecchiare la leggerezza e la profondità dei testi della stessa Ono. Il libro è arricchito da numerose citazioni e riferimenti culturali che ne ampliano la prospettiva, collocando l’artista all’interno di un contesto storico e filosofico più ampio.
Un altro aspetto interessante è la struttura del volume, che alterna parti saggistiche a riflessioni più personali e suggestive. Questo approccio rende la lettura dinamica e stimolante, invitando il lettore a entrare in contatto con l’arte di Ono in modo diretto e intuitivo. Non è un semplice libro di storia dell’arte, ma un’esperienza che rispecchia l’estetica partecipativa dell’artista stessa.
Un libro da leggere e rileggere
Brucia questo libro dopo averlo letto è molto più di una monografia su Yoko Ono: è un manifesto di un’arte che rifiuta le convenzioni, che si nutre di immaginazione e libertà, che crede nel potere della bellezza per cambiare il mondo. È un libro che invita a guardare l’arte con occhi nuovi, a riconoscere il valore dell’intangibile, a comprendere che un’opera non è solo un oggetto, ma un’esperienza, un processo, una possibilità.
Francesca Alfano Miglietti e Daniele Miglietti ci offrono un ritratto ricco e sfaccettato di un’artista che ha sempre rifiutato etichette e definizioni, che ha saputo reinventarsi e che, nonostante le critiche e le incomprensioni, ha lasciato un segno profondo nel panorama culturale contemporaneo. Un libro necessario, per scoprire (o riscoprire) una delle figure più straordinarie dell’arte del nostro tempo. E, contrariamente a quanto suggerisce il titolo, un libro da non bruciare, ma da leggere (e rileggere).