«Il Papa ha sempre voluto che noi dicessimo la verità». Il professor Sergio Alfieri apre la conferenza stampa convocata al policlinico Gemelli per dire come stanno le cose. Non tace della «gravità della situazione» di cui il Papa è consapevole. «MI rendo conto che la situazione è grave», ha detto ai medici che lo curano, anche se «in questo momento non è in pericolo di vita. Ma se mi chiedete se è fuori pericolo la risposta è no». Accanto a lui il dottor Luigi Carbone, che segue la salute del Papa a Santa Marta per la sua patologia cronica, e che viene costantemente ringraziato insieme con l’infermiere Massimiliano Strappetti. I medici, riconfermando tutto quello che è stato già dichiarato nei bollettini, insistendo molto sulla generosità del Papa che non si risparmia nel lavorare e sulle condizioni non disperate, ma comunque gravi. La degenza non sarà breve perché, sottolinea il professor Alfieri, si tratta sempre di «un signore di 88 anni» con una seria patologia.
L’equipe che lo segue, elenca Alfieri, è composta dal dotto Sanguineti, che è il direttore del laboratorio che ha isolato i microorganismi, «ci sono tanti germi, i virus, i miceti e i batteri». Carlo Torti, lo pneumologo Richeldi, Gabrarrini, il cardiologo Buzzotta. Il Papa mantiene il buon umore e «deciderà solo lui se domenica dirà l’Angelus o meno», noi daremo un consiglio. Ma, per esempio, «questa mattina quando l’ho salutato “Buongiorno Santo padre”, mi ha risposto con “Buongiorno santo figlio”
“Non ha sepsi, abbiamo ridotto qualche farmaco. Lui è di buon uomore, ma sa che la situazione è grave. Ha, però, appetito, lavora in poltrona e passa del tempo a pregare in cappella” , riassume. E, infine, commosso ringarzia la struttura del Gemelli e ricorda il professor Giovanni Scambia, morto ieri, “una persona che ha lasciato il segno” per tutto quello che ha fatto.