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In Usa taglio dei fondi ai rifugiati, i vescovi fanno causa a Trump



La Conferenza Episcopale degli Stati Uniti intenta una causa contro la decisione “unilaterale e senza spiegazioni” disposta dall’amministrazione Trump di sospendere i finanziamenti ai programmi di assistenza per i rifugiati, scelta che rende difficile il lavoro di aiuto delle persone più povere e emarginate. L’appello è a “rispettare gli obblighi legali e morali nei confronti dei rifugiati”

Valerio Palombaro – Città del Vaticano

La Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha fatto causa all’amministrazione del presidente Donald Trump per la “sospensione illegale” dei finanziamenti ai programmi di aiuto per i rifugiati. La notizia, comunicata ieri attraverso una nota della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), segue la lettera inviata la scorsa settimana da Papa Francesco ai vescovi statunitensi nella quale veniva messa in risalto “l’importante crisi che si sta verificando negli Stati Uniti a causa dell’inizio di un programma di deportazione di massa”. “Un autentico Stato di diritto – aveva sottolineato Francesco – si verifica nel trattamento dignitoso che meritano tutte le persone, soprattutto le più povere ed emarginate”.

Una decisione che ostacola l’assistenza

Nella causa, depositata martedì presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti a Washington, l’Usccb critica in particolare la decisione “unilaterale e senza spiegazioni” da parte dell’amministrazione Trump di sospendere i finanziamenti ai programmi per l’assistenza ai rifugiati. I vescovi Usa ricordano il lavoro portato avanti “per quasi mezzo secolo” con l’Ufficio per la popolazione, i rifugiati e le migrazioni del Dipartimento di Stato che ha permesso di aiutare “circa un milione di persone a trovare sicurezza e costruire le loro vite negli Stati Uniti”. L’Ufficio rifugiati ha impegnato “circa 65 milioni di dollari in finanziamenti federali” alla Conferenza episcopale degli Stati Uniti e alle sue affiliate per i servizi ai rifugiati. Eppure — denuncia l’Usccb — lo scorso 24 gennaio il Dipartimento di Stato ha sospeso i finanziamenti “senza preavviso” facendo pervenire alla Conferenza episcopale solo una “lettera superficiale di due pagine” che li informava della sospensione. I risultati della sospensione sono stati “devastanti” per i rifugiati, denunciano i vescovi, segnalando “milioni di dollari in rimborsi in sospeso e non pagati per servizi già resi ai rifugiati” a cui si vanno ad aggiungere “milioni in più ogni settimana”.

Rispettare gli obblighi legali e morali

“Chiediamo con urgenza al governo di rispettare i suoi obblighi legali e morali nei confronti dei rifugiati e di ripristinare i finanziamenti necessari per assicurare che le organizzazioni comunitarie e basate nella fede possano continuare il loro lavoro vitale che riflettere i valori di compassione, giustizia e ospitalità della nostra nazione”, ha dichiarato il portavoce della Usccb, Chieko Noguchi. In base alle leggi degli Stati Uniti, ricorda la nota, un rifugiato è una persona costretta a lasciare il suo Paese natale a causa di persecuzione o di una paura ben fondata di poter essere perseguito per la sua nazionalità, razza, religione, opinione politica o appartenenza a qualche gruppo sociale particolare. “Per accedere ai programmi di assistenza per i rifugiati si passa attraverso un lungo processo di approvazione prima di arrivare sul suolo americano. Tutti questi individui hanno lo status legale per stare negli Stati Uniti d’America”.

La stretta di Trump

Dopo aver assunto l’incarico il mese scorso, Trump ha emanato diversi ordini esecutivi che, tra le altre misure, hanno disposto il congelamento dei fondi e delle sovvenzioni per l’assistenza all’estero, mentre la Casa Bianca ha cercato di sradicare numerose iniziative nei programmi finanziati a livello federale. Tra questi anche i tagli ai programmi di assistenza ai rifugiati, annunciati contestualmente a piani per rimpatriare decine di migliaia di migranti. Gli ordini esecutivi di Trump hanno portato a una raffica di ricorsi legali da parte di sostenitori e gruppi non-profit che sostengono che il congelamento dei finanziamenti sia illegale. Altri gruppi come Catholic Charities hanno esortato l’amministrazione Trump a riconsiderare il congelamento, mettendo in luce “l’aiuto decisivo” che questi finanziamenti contribuiscono a fornire.



Dal sito Vatican News

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