I semi gettati alla Settimana Sociale di Trieste nel luglio del 2024 continuano a dare frutti. Gli amministratori di ispirazione cristiana restano in contatto fra loro, dialogano, si confrontano. Lo fanno a Roma, per due giorni, alla Domus Maria, storico edificio della comunità ecclesiale italana, caro all’Azione Cattolica, oggi trasformato in un hotel 4 stelle superior ribattezzato Th Roma Carpegna Palace Domus Mariae. La sala congressi dedicata a Vittorio Bachelet è gremita da 400 persone, altre seguono in streaming. Ormai sono quasi mille in tutta Italia.
Il luogo, così ricco di memorie, non passerà alla storia come la culla di nuovo partito politico. Anche se sul grande schermo si legge: La rete di Trieste. (Perfino) più di un partito.
Francesco Russo, oggi vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, già senatore del Pd fra il 2013 e il 2018, scandisce dal palco: “Lo diciamo ancora una volta, anche a coloro che in questi ultimi mesi – alcuni anche con un pizzico di malafede – hanno provato a dipingerci semplicemente come i nostalgici di un nuovo centro (come non ce ne fossero già abbastanza), la stampella sciocca (o i guastatori) dell’una o dell’altra forza politica, o un gruppo di arrivisti alla ricerca di qualche posto in parlamento: noi non siamo una lobby, non vogliamo dare vita a correnti dell’uno o dell’altro schieramento, non vogliamo far nascere l’ennesimo partitino.Siamo una rete! Nasciamo per provare ad unire persone e iniziative diverse, per rispondere a un bisogno che alcuni di noi si sono confidati a margine della Settimana Sociale. Un bisogno semplice. Quello di essere meno soli”.
Giuseppe Notarstefano, presidente dell’Azione Cattolica, spiega che questo “nuovo protagonismo civile dei cattolici italiani” deve “rigenerare la vita democratica alzando il livello della dialettica democratica”, attraverso un “lavoro artigianale di intreccio e tessitura”.
Elena Granata, vicepresidente del comitato scientifico organizzatore della Settimana Sociale, indica uno stile di azione: “stare in mezzo, non stare davanti”. Invita a non essere nostalgici e si chiede: “siamo incapaci di innamorarci di futuro?”.
Russo sottolinea che l’obiettivo della rete di Trieste è “riportare la politica a parlare delle persone, della loro quotidianità, del loro lavoro, delle aspirazioni a una vita bella, dei loro bisogno di essere protetti e accuditi quando ne hanno bisogno, offrire a tutti occasioni in cui stare insieme, creare buona comunità, generare spazi sempre più condivisi, reimparare che progettare e realizzare insieme non sempre è facile ma ci fa vivere meglio. E poi lavorare su di noi, formare – non solo i giovani – a riscoprire i luoghi e lo spazio pubblico, quelli in cui ci si confronta non in maniera virtuale, si impara ad ascoltare l’altro, a confrontarsi da posizioni diverse e a trovare punti di contatto e mediazioni virtuose. Di questo ha bisogno l’Italia, non dell’ennesima rivendicazione di mero protagonismo, neppure da parte dei cattolici”.
La nuova costituente degli amministratori di ispirazione cristiana si presenta come un luogo di dialogo, di confronto e di partecipazione nel segno della trasversalità e dell’ascolto dal basso. “Abbiamo voluto risvegliare il senso della partecipazione democratica a tutti i livelli”, sottolinea monsignor Luigi Renna, presidente del Comitato Settimana Sociale e arcivescovo di Catania. Renna ricorda che per i cattolici impegnati in politica c’è una stella polare: “Se siamo qui è perché la dottrina sociale della Chiesa ha inciso nelle nostre coscienze”.
Nei vari interventi si ripetono parole e concetti: ascoltare, dialogare, far prevalere il “noi” sull’ “io, creare una relazione orizzontale, partecipazione, rappresentanza. Ma Ernesto Maria Ruffini, ex direttore delle Agenzie delle Entrate, uno dei personaggi indubbiamente più vista di questa galassia, richiama anche la necessità di una certa nettezza in un mondo in cui si ha a che fare con personaggi come Trump e Musk. Per Ruffini lo spartiacque è il Partito popolare europeo, che ha avuto un ruolo di argine contro la destra in Austria e Germania. “Ma in Italia”, dice, “questo spartiacque non è stato tracciato” e richiama la necessità di “mettere qualche argine allo sdoganamento della destra”, più che mai necessario in un mondo dove “si sta contrapponendo la democrazia alla libertà”.
Dai 23 gruppi di lavoro che hanno lavorato fino a tarda sera il 14 febbraio (“Avevamo contro tutti i santi: San Valentino e Sanremo”, scherza Francesco Russo) vengono indicati cinque temi su cui proseguire il lavoro della Rete di Trieste. Giovani e community: dalla solitudine alla condivisione; azioni per un welfare inclusivo; cittadinanza attiva e patti di collaborazione; lo spopolamento dei piccoli centri; la formazione dei cittadini alla partecipazione e alla coprogettazione dei servizi sanitari territoriali.
“Ci aspetta una grande mobilitazione”, promette Russo. Dopo Pasqua sarà organizzata una giornata in cui si svolgeranno contemporaneamente 100 conferenze stampa in tutta Italia per illustrare gli ordini del giorno presentati nei consigli comunali dei capoluoghi d’Italia. Intanto la rete di Trieste si darà un coordinamento provvisorio per stendere uno statuto. I membri del coordinamento saranno estratti a sorte fra le persone che si dichiareranno disponibili.