Esponenti religiosi e della società civile nordamericani si schierano sulle pagine del New York Times contro il piano del presidente Usa Trump di far uscire il popolo palestinese dalla Striscia per creare un sito di pregio immobiliare. Il rabbino David Rosen ai media vaticani: “Lo spostamento forzato è immorale e contrario alla convenzione di Ginevra”
Roberto Paglialonga – Città del Vaticano
La notizia non poteva non fare rumore. Un’intera pagina di The New York Times, sfondo bianco e un grosso riquadro nero al centro, nel quale campeggiano poche, significative, parole: «Trump ha chiesto l’espulsione di tutti i palestinesi da Gaza. Gli ebrei dicono no alla pulizia etnica!». Un duro appello per esprimere tutto il loro sdegno, firmato da oltre 350 rabbini, attivisti ed altri esponenti del mondo culturale nordamericano ebraici, che hanno deciso di condannare la proposta del presidente degli Usa di «spostare i palestinesi al di fuori della Striscia» per crearvi un sito di pregio immobiliare. Il piano, che prevederebbe il trasferimento in Paesi arabi — come Egitto e Giordania — di circa 2 milioni di persone sopravvissute al conflitto tra Israele e Hamas, è stato annunciato da Trump al termine di un incontro la settimana scorsa con il premier di Israele, Benjamin Netanyahu. Tra i rappresentanti della società civile che hanno siglato l’appello figurano il drammaturgo Tony Kushner; l’attrice Ilana Glazer; la scrittrice e attivista canadese Naomi Klein; l’attore Joacquin Phoenix.
Quello di Trump, è “un piano insidioso”
In un resoconto di The Guardian, Cody Edgerly, direttore della campagna ‘In our name’, e uno dei principali organizzatori dello spot, ha dichiarato che «è incoraggiante assistere a una così rapida manifestazione di sostegno da parte di tutto lo spettro confessionale e politico”. L’idea di Trump, che per molti evoca la Nakba del 1948, è stata contestata da uno dei firmatari, Tobia Spitzer, rabbino anziano della congregazione Doshei Tzedek di Newton in Massachussets, come «piano insidioso», al quale «è vitale» opporsi. «Noi ebrei sappiamo meglio di chiunque altro la violenza a cui possono portare questi tipi di fantasie», ha aggiunto, evocando i massacri contro il popolo ebraico compiuti da Hitler. Anche il rabbino Yosef Berman, del New Synagogue Project di Washington DC, pure nella lista dei sottoscrittori, ha affermato che «l’insegnamento ebraico è chiaro: Trump non è Dio e non può togliere la dignità intrinseca dei palestinesi o rubare la loro terra per un affare immobiliare. Il desiderio di Trump di ripulire etnicamente i palestinesi da Gaza è moralmente abominevole».
Il rabbino Rosen: è contro la Convenzione di Ginevra
Interpellato dai media vaticani per un commento, il rabbino David Rosen, ex direttore internazionale per gli Affari interreligiosi dell’American Jewish Committee e attuale consigliere interreligioso speciale presso l’Abrahamic Family House di Abu Dhabi, ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa, utile affinché «il mondo sappia il più possibile» che l’idea di Trump, «così com’è e come è stata intesa, non è accettabile». Tuttavia, ha spiegato anche di non credere che «questo appello farà alcuna differenza, proprio perché proviene da quella parte dello spettro politico che è contraria» all’attuale leader Usa, «e a cui quindi questi non ha alcun interesse a prestare attenzione». Spostare «le popolazioni contro la loro volontà è contro la Convenzione di Ginevra», ha detto infine, «ma cosa più importante, è immorale. Quando le persone scelgono volontariamente, è un’altra questione». Ma ogni «spostamento forzato è moralmente inaccettabile da un punto di vista etico, da un punto di vista morale».
I precedenti
I rabbini americani non sono nuovi a prese di posizione di forte impatto mediatico contro la politica Usa e a sostegno della causa palestinese. Trentasei di loro, nel gennaio 2024, interruppero con canti e striscioni l’assemblea generale dell’Onu per chiedere che l’allora presidente, Joe Biden, smettesse di impedire con il veto al Consiglio di sicurezza di intraprendere azioni urgenti a sostegno di un cessate-il-fuoco immediato e permanente a Gaza.