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Foibe, Mattarella: memoria storica non sia asservita a divisioni e rancori



In occasioni delle celebrazioni per il Giorno del ricordo stamattina al Quirinale il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha sottolineato il ruolo fondamentale della memoria per Stati e comunità, evidenziando come le foibe e le loro vittime siano state per lungo tempo oggetto di un occultamento della storia: “Lavoriamo per guarire insieme le ferite del passato”, ha aggiunto

Roberto Paglialonga – Città del Vaticano

Un forte richiamo alla “memoria storica”, fondamentale per ogni Stato e ogni comunità, che “perderebbe il suo valore se fosse asservita alla ripresa di divisioni e rancori”, è stato fatto dal presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia, svoltasi stamattina nella sala dei Corazzieri del Quirinale, per il “Giorno del ricordo” dedicato alle vittime delle foibe tra il 1943 e il 1945, e al dramma dell’esodo giuliano-dalmata.

L’occultamento della storia

Le foibe, ha proseguito il capo dello Stato, “troppo a lungo sono state sinonimo di occultamento della storia”, di cui non si è voluto parlare; mentre “nelle zone del confine orientale, dove si instaurò la dittatura comunista di Tito – dopo l’oppressione fascista, responsabile di una politica duramente segregazionista nei confronti delle popolazioni slave, e la barbara occupazione nazista – restano il simbolo più tetro di una stagione di violenza” – uccisioni, arresti, torture, saccheggi, sparizioni – “contro gli italiani residenti in quelle zone”. Rievocare le foibe, dunque, serve oggi, ha concluso Mattarella, “non per dimenticare o per rivendicare”, ma “per trarre dagli errori e dalle sofferenze del passato l’ulteriore spinta per un cammino comune” dell’Europa. “Le diversità non dividono, ma diventano ricchezze se si collabora nell’ottica di futuro comune”. Mentre il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, rimarcando il concetto di una “pagina tragica della nostra storia”, ha parlato di “una pulizia etnica perpetrata in nome di due aberrazioni tipiche del ventesimo secolo, il nazionalismo esasperato e il comunismo”, la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha sottolineato come “ricordare sia un dovere di verità e di giustizia”.

L’istituzione del Giorno del ricordo nel 2004

Quello delle foibe è stato infatti un ricordo per molto tempo sottaciuto. Quando si iniziò a parlarne lo si fece per lungo tempo in maniera ideologica, o per strumentalizzare, o per giustificare o ancora, in moltissimi casi, per negare quella che è stata una tragedia nel cuore del Vecchio continente. Solo nel 2004 si è arrivati a istituire il “Giorno del ricordo”, con un voto a larghissima maggioranza del Parlamento italiano.

Oliva: silenzio funzionale a dimenticare la sconfitta italiana nella guerra

«Il silenzio — ha spiegato lo storico Gianni Oliva ai media vaticani — era funzionale alle forze politiche che dopo la seconda guerra mondiale, per ragioni diverse, volevano dimenticare gli effetti della sconfitta dell’Italia: le foibe e l’esodo giuliano-dalmata (circa 300.000 italiani dovettero lasciare forzatamente le proprie case in Venezia Giulia e in Dalmazia, n.d.r.) furono di fatto il prezzo pagato per la guerra persa». Il numero degli infoibati viene oggi riconosciuto in circa 5-6.000, anche se — dice ancora Oliva — «dagli archivi di Zagabria e Lubiana stanno emergendo cifre che arrivano fino a 100.000, includendo anche croati e sloveni anti-comunisti e per questo uccisi dal regime titino».

Celebrazione anche presso la foiba di Basovizza

Una celebrazione si è tenuta oggi anche presso il Sacrario della foiba di Basovizza, in provincia di Trieste, che nella notte tra venerdì e sabato è stata vandalizzata con scritte offensive verso gli italiani.

 



Dal sito Vatican News

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