Don Maurizio Patriciello (foto Manuel Dorati)
«Ho perso mia madre a 17 anni, non è stato semplice crescere senza di lei. Poi sono diventato un infermiere specializzato, capo reparto esperto di tossicodipendenze. Sono stato per anni alla ricerca di qualcosa che mi avvicinasse a Dio, e un giorno, mentre andavo al lavoro, ho visto un frate scalzo che faceva autostop e gli ho dato un passaggio».
Comincia così, con tono delicato, il racconto di don Maurizio Patriciello, dal 1990 parroco della chiesa di San Paolo Apostolo di Caivano. La chiesa si trova al centro del Parco Verde, quartiere complesso della cittadina, conosciuto per essere la piazza dello spaccio di droga più grande d’Europa.
Don Patriciello oggi ha 70 anni, è sotto scorta dal 2022, dopo anni di lotta contro l’inquinamento ambientale e la camorra. Una battaglia che lo ha impegnato da quando è stato ordinato sacerdote negli anni Novanta.
I primi tempi da sacerdote a Caivano sono stati anche gli anni in cui Sandokan, soprannome del boss Carmine Schiavone, comincia a collaborare con la giustizia e fa luce sul traffico e lo smaltimento dei rifiuti tossici radioattivi che arrivavano dal Nord Italia per essere sotterrati nelle campagne fra Caserta e Napoli.
Don Maurizio dice: «Era il periodo dei campi estivi e ricordo che una notte non si riusciva proprio a dormire perché i fumi dei roghi tossici arrivavano in parrocchia. Erano le tre e mezza, c’era un fetore terribile e mi alzai per chiudere le finestre. Preso dalla rabbia, perché era ormai diventata la normalità, guardai il crocifisso e dissi: “Da dove debbo cominciare?”. Così scrissi un post su Facebook chiedendo agli altri di commentare se sentivano lo stesso cattivo odore. Mi risposero in tantissimi e a quel punto capii che Cristo voleva questo da me. Disperato, scrissi al vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, e poi a oncologi, avvocati, magistrati e politici di buona volontà, con i quali abbiamo dato vita al Comitato fuochi e siamo arrivati anche a Bruxelles». Proprio la scorsa settimana, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia, riconoscendo ciò che sostiene il comitato di don Patriciello: il problema non è stato affrontato adeguatamente dalle autorità nonostante i rischi fossero noti.
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