Nevianonline.it
Sito ufficiale della Parrocchia Matrice San Michele Arcangelo. Neviano Lecce.

Perché anche oggi, nell’era della tecnologia e dell’IA, è importante lo stile di don Bosco



Virginia Kaladich

di Virginia Kaladich, presidente Fidae (Federazione delle scuole paritarie cattoliche)

Sono giornate particolari quelle di fine gennaio per le scuole cattoliche paritarie, che da un lato sono impegnate con le iscrizioni, ossia con l’essenza stessa della loro sopravvivenza. Dall’altro, molte sono invece occupate con le attività e i festeggiamenti in onore di uno dei più grandi santi della Chiesa Cattolica: Don Bosco. È curioso che questi due momenti dell’anno siano così vicini, ma sicuramente non è un caso che si possa fare riferimento al padre degli oratori e dell’educazione scolastica cristiana. Ecco perché mi chiedo come oggi Don Bosco avrebbe affrontato le sfide che un educatore si trova a vivere, provando a dare alcune risposte.

L’importanza della relazione educativa.

Don Bosco credeva fermamente nel valore della relazione tra educatore e studente. Ecco perché, in un’epoca in cui la tecnologia spesso sostituisce il contatto umano, il suo approccio relazionale ci insegna quanto sia fondamentale creare un ambiente scolastico accogliente e inclusivo, dove gli studenti si sentano ascoltati e valorizzati. In collaborazione con le famiglie, bisogna accompagnarli nel loro sviluppo personale e, naturalmente, anche in quello accademico.

Educazione integrale.

L’insegnamento delle materie scolastiche era molto importante per il fondatore dei Salesiani, ma non sufficiente. Don Bosco sapeva benissimo quanto fosse fondamentale una formazione integrale che includesse anche gli aspetti morali, sociali e spirituali. Nella scuola di oggi, è essenziale promuovere un’educazione che sviluppi non solo le competenze cognitive, ma anche quelle emotive e sociali, se vogliamo formare e crescere cittadini responsabili e consapevoli.

La prevenzione come chiave educativa.

Quante volte abbiamo sentito parlare del sistema preventivo di Don Bosco, una vera rivoluzione in una società che si basava unicamente sul sistema punitivo? Ma ci siamo mai chiesti qual è il cuore della sua rivoluzione? Io credo che ci siano pochi dubbi: l’amore è stato il perno di tutto il suo sistema. “Amore è soprattutto dare, e non ricevere. Che cosa dà una persona a un’altra? Dà se stessa, ciò che possiede di più prezioso”, recitano le parole di un grande saggio di Erich Fromm. Questo vale non solo per il rapporto docente-studente, ma anche per i rapporti tra docenti e tra studenti, perché solo in questo modo si contribuisce tutti insieme a costruire un clima di fiducia e rispetto reciproco, dove gli studenti si sentano sicuri di esprimere le proprie preoccupazioni. Questo può prevenire situazioni problematiche e promuovere il benessere di tutti.

L’uso della tecnologia.

Integrare strumenti digitali nell’insegnamento, mantenendo sempre al centro la relazione umana, può rendere l’apprendimento più coinvolgente e accessibile. Don Bosco, pur vivendo in un’altra epoca, avrebbe avuto questo tipo di approccio alla rivoluzione digitale che stiamo attraversando, senza mai dimenticare un aspetto fondamentale: l’uso responsabile di questi nuovi mezzi.

La dimensione comunitaria.

“Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio” è un proverbio africano citato anche da papa Francesco per sottolineare quanto sia importante oggi, in un contesto di cambiamento così radicale, ricostruire un patto educativo globale, dove siano coinvolti tutti: istituzioni, famiglie, educatori e studenti, in un progetto educativo condiviso che contribuisca a far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente.





Dal sito Famiglia Cristiana

Visualizzazioni: 0
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

Questo sito web usa i cookies per migliorare la vostra esperienza di navigazione. Daremo per scontato che tu sia d'accordo, ma puoi annullare l'iscrizione se lo desideri. Accetto Leggi altro

Privacy & Cookies Policy