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La tragedia di Francesca non è una fatalità: è frutto dell’incuria dell’amministrazione di Roma

«Mamma, mamma rispondimi». È stato il figlio di dodici anni il primo a cercare di soccorrere Francesca Ianni, la donna di 45 anni colpita dal crollo di un albero mentre era seduta su una panchina del parco romano Livio Labor a Colli Aniene. A pochi metri c’erano i suoi fratellini, di 7 e 10 anni. È rimasta ferita gravemente anche l’amica di Flaminia, Alessia A., docente anche lei come la vittima. Anche Alessia, come Flaminia, insegnante a Bruxelles, era tornata a casa, a Roma, per le ferie di Natale lasciando il King’s College di Londra, dove insegna dal 2007. Sta lottando per sopravvivere. La tragedia che ha colpito una madre di tre figli non è fatalità. È sciatteria, incuria, il risultato di un’abissale indifferenza verso la sicurezza e il decoro di un bene comune. Nonostante sia stato detto che l’albero era stato sottoposto recentemente a un controllo evidentemente non è bastato. Francesca Ianni non doveva morire, eppure la sua vita si è spezzata davanti agli occhi dei suoi figli, mentre un pioppo cipressino, sradicato da un vento troppo forte per una radice troppo marcia, le è crollato addosso.

Le lacrime del quartiere di Colli Aniene sono cariche di sdegno, di una rabbia che punta il dito contro chi avrebbe dovuto vigilare e non lo ha fatto. «Vergognatevi!», gridano i cittadini, ed è un’accusa che pesa come una condanna. Il parco Livio Labor, da anni definito “la buca”, è un simbolo dell’abbandono: il ponte pericolante, gli alberi pericolosi, il verde lasciato in balìa di sé stesso. «Servono sempre le tragedie per intervenire?», si chiede Gabriella Masella del Comitato di quartiere. È facile ora ascoltare le parole di cordoglio, come quelle del sindaco Gualtieri. Ma il dolore della città non basta a coprire la sensazione di un’amministrazione che si muove solo dopo che il dramma si è consumato. I soldi per il ponte ci sono, si dice. Ma dov’è l’azione concreta? Dove sono i controlli che avrebbero potuto evitare il boato di un albero che si abbatte su una madre, uccidendola? La sciatteria produce morte, è intollerabile. Non c’è bisognod i essere un esperto per sapere che gli alberi dalle radici marce sono pericolosissimi e necessitano di una continua cura e di interventi urgenti. Trincerarsi dietro la fatalità è un alibi troppo comodo e confortevole.

La Procura indaga per omicidio colposo. Ma non basta. Roma deve guardarsi allo specchio e chiedersi perché una tragedia simile, annunciata da anni di degrado, è stata lasciata accadere.





Dal sito Famiglia Cristiana

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